MERCE DI SCAMBIO
2022
Natura e civiltà sono in conflitto. L’uomo cerca il controllo, l’assimilazione, pur essendo egli stesso finitezza, parte integrante del tutto. Da qui la visione distorta, il dolore del non poter semplicemente essere.
La morale si modella sulle convenzioni, diventiamo numero, tendenza, merce. Per qualcuno, per qualcosa. Immersi in una società sempre più macchinale, omologante.
È questo il terreno, l’humus nel quale si genera l’album.
Merce di scambio e Contraffazione oscillano tra la consapevolezza di far parte di un meccanismo e il desiderio di rompere le fila, deragliare. Attraversano, allo stesso tempo, il chiaroscuro, la forza, la labilità dei sentimenti.
Oscurità muove da una delusione. E insinua la percezione che vi sia sempre, tra presente e passato, un rapporto immanente.
Anche il progresso che spesso si celebra non può che essere ambiguo, mancare l’obiettivo. Perché convoglia con sé, ogni volta, il suo contrario. In fondo l’uomo cerca sempre e soltanto la felicità, la condizione ottimale, il piacere. Anche nella non conoscenza, anche nel degrado.
Il disinganno, su vari piani, innesca una specie di unione, vicinanza con il mondo pre storico: «Degli antenati sento il respiro/ solidarietà alla grotta splendente di luna/ di luna/ Più viva/ di pomeriggi ripetizione/ menzogne circostanti».
Come a dire, provocatoriamente: più nobile, autentico, senza sovrastrutture estenuanti appare il tempo che precede la scrittura.
Un’eco di questa condizione si scorge in Mia fortuna (ispirata da I Malavoglia di Giovanni Verga), che descrive il sentire, l’orizzonte di chi non ha spazio per la fantasia, per l’otium, per il superfluo. Perché quotidianamente costretto a combattere per la sopravvivenza, per un destino favorevole.
In altri brani si scandaglia l’universo invisibile e segreto di esistenze individuali. Sprofondate, ognuna a modo suo, nel proprio stato irreversibile.
La donna che nessuno guarda, desidera. La sua solitudine. Quanto la bellezza o la sua assenza (quello che la natura dà oppure nega) possano imprimere il solco di una vita (Se non si fa avanti uno sposo).
Il candidato che, senza arte né parte, senza pudore, insegue la scalata alla poltrona che conta (L’onorevole). In definitiva l’unica strada che possa consentirgli di diventare o, meglio, sentirsi qualcuno.
L’ideale, lo slancio etico che dovrebbero animarlo sono soltanto formule vuote, astrazioni. La politica come strumento di autoaffermazione. Nulla di più, nulla di meno.
Malgrado la patologia che lo affligge ed emargina, perfino Un matto diventa, involontariamente, risorsa per qualcuno, visto che: «anche l’ultimo del villaggio/ rigonfia il petto al suo passaggio». E chi si prende cura di lui ricava, magari inconsciamente, un ritorno: «L’abito bianco e il suo viso/ hanno già un aspetto deciso/ ma è sufficiente una veglia/ a ritoccargli l’orgoglio».
Se le relazioni sono fondate e regolate unicamente su rapporti di forza, più coerente, limpida, appare la figura del libertino di Le stelle di fronte che, senza costruzioni improbabili, falsificazioni, ipocrisia, affronta la vita seguendo l’istinto della natura. Della sua vera natura: la ricerca del piacere.
Senza il fruscio delle tue vesti e Soltanto un attimo è bastato raccontano invece la passione, l’amore non corrisposto, la gelosia.
Anche una diversa gradazione d’intensità fra le parti trasmette a quella pienamente coinvolta la sensazione di un abbandono. Forse proprio questa gratuità dell’amore (e del dolore) contiene qualcosa di non classificabile, deviante, sovversivo, potremmo dire contro natura. Che non si può associare, come spesso accade, con facili psicologismi, a una forma di fragilità, di dipendenza o di autolesionismo. Perché chi è dentro l’onda non può non reclamare l’esclusività.
Solo chi non ama non è geloso…
«Tu che non ami non conosci la solitudine».